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21 luglio 2017

Sigillata la scuola Pavoni di via Crespi, chiusa per amianto

Dopo lo sgombero di lunedì 1o luglio della scuola media di via Crespi, abbandonata dopo la chiusura per amianto nell'estate del 2015, l'amministrazione cittadina corre ai ripari e avvia i lavori per sigillare l'edificio.
L'edificio era diventato rifugio di una settantina di disperati che probabilmente ignoravano di occupare un edificio inquinato e pericoloso per la salute [clicca qui]. Due giorni dopo lo sgombero, associazioni e comitati locali hanno consegnato all'Amministrazione 1005 firme raccolte nel giro di pochi giorni per chiedere l'avvio dell'iter di riqualificazione della struttura e la riconsegna al quartiere, procedendo anche per lotti, a cominciare ad esempio dalla palestra.
Un'iniziativa dal basso resasi necessaria poiché la maggioranza che governa il Municipio 9 non ha inserito la ristrutturazione della scuola tra le priorità dell'anno in corso, con la conseguenza che la riqualificazione dell'edificio non è stata prevista a bilancio dal Comune.  Nel mese di giugno scorso, il Comune ha annunciato l'approvazione del progetto della prima scuola in legno di Milano [clicca qui] che verrà costruita negli spazi della scuola media Cardarelli di via Strozzi, anch'essa chiusa per amianto nell'estate del 2013 [clicca qui], più volte occupata, infine abbattuta. Un'esperienza che potrebbe essere riproposta per la Pavoni?

Di seguito il comunicato dell'Ufficio Stampa del Comune di Milano a seguito dell'avvio dei lavori di messa in sicurezza dell'edificio:


Milano, 21 luglio 2017 – Avvio al completamento della messa in sicurezza della scuola di via Crespi 40, in modo da evitare in futuro episodi di intrusioni abusive e danneggiamenti così come si sono verificati in passato.

I ponteggi sono già montati, ed entro la fine di luglio verranno sigillate tutte le finestre dei piani terra e primo con lamiere saldate su un telaio in acciaio. I lavori, per i quali è stata stanziata la somma di 160mila euro, verranno eseguiti in regime di “somma urgenza”, strumento amministrativo che, nei casi in cui si verifichino seri rischi per la salute e l'incolumità pubblica, permette l’esecuzione immediata. In questo caso specifico, la decisione è stata presa a seguito dell’ultimo sgombero di occupanti abusivi, avvenuto il 10 luglio, e alla successiva delibera di Giunta appena approvata.

Nei mesi scorsi l’Amministrazione era già intervenuta più volte sull’edificio al momento non utilizzato del Municipio 9, sbarrando gli accessi al piano terra e interrompendo la fornitura dell’energia elettrica e dell’acqua come provvedimenti deterrenti rispetto alle occupazioni, che però si sono comunque ripetute. L’ultimo intervento che resta da attuare per impedire definitivamente ogni possibilità di intrusione è, appunto, quello che sigilla anche le finestre.

Per la scuola, chiusa nel dicembre 2015 [la scuola fu chiusa nell'estate del 2015, ndr] per la presenza di amianto, esiste già un progetto di bonifica e ristrutturazione che sta seguendo il regolare iter amministrativo per poter essere realizzato.

29 giugno 2017

Raccolta di firme per la scuola Pavoni, chiusa per amianto

Della Scuola Media Pavoni, chiusa per amianto, ci siamo occupati fin dall'agosto del 2015, non appena il trasferimento della scuola fu comunicato dalla Dirigenza alle famiglie senza indicarne la motivazione. Il termine amianto, non a torto, fa molta paura e si utilizza con cautela [clicca qui].
Come noto, la scuola era stata dichiarata “libera da amianto” dopo le verifiche del 2012 e del 2014. In questi stessi anni era stato effettuato il consolidamento della facciata e il rifacimento del refettori. Successivamente si erano resi necessari ulteriori lavori di manutenzione (sistemazione delle pareti di cartongesso delle aule, delle finestre, dei bagni). Ma  nella primavera del 2015 i lavori furono interrotti poiché la ditta incaricata dei lavori aveva segnalato la presenza di materiale sospetto. 
I rilievi confermarono che si trattava di amianto di tipo floccato, ovvero spruzzato sul soffitto e sulle colonne della scuola, classificato in rischio Versar 1, il livello più elevato. 
La scuola fu chiusa, le 8 classi della scuola media Pavoni trasferite al secondo piano del plesso di via Crespi 1, sede della scuola elementare Lambruschini (la scuola Pavoni era anche sede del CPIA 5 - Centro Provinciale Istruzione Adulti - trasferito presso i locali del Comune di viale Zara 100) [clicca qui].
Presso la sede dell'allora Consiglio di Zona 9 (oggi Municipio) si svolse nel settembre 2015 un incontro con l’Assessora ai Lavori Pubblici Maria Carmela Rozza e con l’Assessore Educazione e Istruzione Francesco Cappelli ai quali sottoponemmo 14 domande [clicca qui].
Fu chiaro fin da subito, a nostro parere, che il destino dell'edificio era segnato. Troppo importante l'investimento, circa 8 milioni di euro la cifra per il risanamento conservativo del plesso scolastico di via Crespi 40.
Anche se concordiamo nella necessità di guardare avanti, sarebbe interessante comprendere come mai nel 2012 la Pavoni fu dichiarata libera da amianto. Oltre al tema della tutela della salute (tutto da verificare), è da rilevare un danno economico non indifferente: successivamente al controllo l'Amministrazione effettuò dei lavori di manutenzione straordinaria per una spesa di circa 1,3 milioni di euro, spesa rivelatasi, con il senno di poi, del tutto inutile.
All'allora Assessora Rozza sottoponemmo il tema delle responsabilità. Sussistevano i presupposti per avviare eventuali procedure a tutela degli interessi dell'amministrazione (le verifiche presso le scuole milanesi, compreso la Pavoni, furono effettuate dalla società Veram Srl)?
Poche settimane dopo la pubblicazione dei nostri post, fummo contattati da una famiglia che aveva appena perso un figlio appena trentenne. Ci raccontò di una morte terribile, determinata da mesotelioma pleurico maligno, neoplasia associata all'esposizione all'amianto. Il ragazzo aveva frequantato la scuola media Pavoni. Un caso? Una coincidenza? Probabile. Anche se non è semplice appurarlo, è certo che Paolo (nome di fantasia), abbia incrociato l’amianto in età scolare.  Sono la sua giovane età e le statistiche a indicarlo. Il ragazzo potrebbe aver inalato le fibre ovunque. Impossibile determinare quando e dove. Ma ci colpì questa coincidenza: la chiusura della scuola media frequentata da Paolo vent’anni prima e gli ultimi giorni di Paolo che si sovrappongono tragicamente [clicca qui].
Così come ci colpirono le preoccupazioni di un professore della scuola media Pavoni che nel suo blog, appresa la notizia della chiusura della scuola, espresse  i timori di chi in quella scuola aveva insegnato raccontando un recente episodio: “l’anno scorso un alunno ha spinto un suo compagno contro la parete e, puffete!, la parete s’è aperta come fecero le acque con Mosè. C’è da riflettere, no?” [clicca qui].

Negli ultimi mesi la scuola Pavoni è tornata a far parlare di sè. L'edificio, abbandonato a stesso, è diventato rifugio di sbandati, senza tetto, disperati. La struttura è stata vandalizzata, è stato anche segnalato un principio di incendio.

La maggioranza che governa il Municipio 9 non ha ritenuto di inserire la ristrutturazione della scuola Pavoni tra le principali priorità e il Comune di Milano, sulla base di questa scelta, non ha inserito a bilancio la riqualificazione dell'edificio. Ma questa è storia recente, sulla quale torneremo con maggiori dettagli.
E' a questo punto che alcuni consiglieri del Municipio 9 con l'Associazione Genitori Scuola Pavoni [clicca qui], la dirigente del comprensivo Maffucci, l'oratorio Pavoni, la Parrocchia S.Giovanni Ev., Ancora Store e altre realtà territoriali, hanno organizzato una raccolta di firme per chiedere al Comune di intraprendere l'iter di bonifica e riqualificazione dell'edificio scolastico.
Raccolta di firme che sosteniamo con convinzione. Al momento i punti di raccolta sono i seguenti:
- Ancora Store di via Pavoni ang. B. Crespi;
- bar parrocchiale via Pavoni 10;
- panificio Il Forno di Alloni in via Imbonati 73;
- cartoleria di via Imbriani 40;
- edicolandia di via prestinari 6;
- Uroburo di via Thaon di Revel 19.


Per chi volesse conoscere meglio la situazione e firmare più informato, segnaliamo un incontro venerdì 30 giugno dalle 18:00 alle 19:00 presso Ancora Store in via Pavoni 12 (ang. Via Crespi). 


17 marzo 2017

Scuole d'amianto: a Roma il docufilm "Asbeschool"

"AsbeSchool – stop amianto a scuola” realizzato, dopo due anni di ricerche e di indagini, dalla giornalista Stefania Divertito e con la regia di Luca Signorelli. Finanziato dal crowdfunding, e in parte autoprodotto, sarà proiettato in anteprima nazionale il 27 marzo alla Camera

Sono 2400 le scuole italiane con amianto. Circa 350 mila tra studenti, insegnanti e personale amministrativo esposti al rischio. Solo tra 30, 40 anni, potranno capire se la contaminazione c’è stata. Ed è una strage silenziosa figlia della burocrazia e della noncuranza.
Di tutto questo si parla del documentario “AsbeSchool – stop amianto a scuola” realizzato, dopo due anni di ricerche e di indagini, dalla giornalista Stefania Divertito e con la regia di Luca Signorelli.
Finanziato dal crowdfunding, e in parte autoprodotto, “AsbeSchool” sarà proiettato in anteprima nazionale il 27 marzo alle ore 10 alla Camera dei Deputati (Sala della Regina, Palazzo Montecitorio) nell’ambito di un convegno sui 25 anni della legge sull’amianto che vede tra i partecipanti: Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto, Salvatore Garau, Afeva, il magistrato Bruno Giordano, consulente per la redazione del testo unico sull’amianto del governo, Valerio Gennaro, epidemiologo, dirigenti del ministero dell’Ambiente e della Salute.
Asbeschool è un reportage e un documentario di inchiesta: gli autori hanno girato tra Bari, Firenze, Casale Monferrato, Rosignano, Sardegna, Roma.
Le scuole spesso sono poco o per nulla monitorate. Perché la mappatura è incompleta e accade – come a Roma, ad esempio – che un semplice intervento di manutenzione faccia scoprire che nelle mura e nei pavimenti c’è amianto.
E adesso iniziano ad ammalarsi anche i professori. Secondo l’ultimo registro tumori sono 62 i docenti vittime dell’amianto. «È incredibile che ancora oggi ci siano studenti esposti all’amianto», denuncia il pm torinese Raffaele Guariniello, intervistato in Asbeschool. «Il problema dell’amianto nelle scuole non può essere affrontato caso per caso, per ogni singola scuola. Ma è un problema nazionale e chi ci governa deve farsene carico».

Redazione, 17 marzo 2017

6 novembre 2016

Anche a scuola si muore per amianto

È opinione diffusa che le morti per amianto, asbesto, siano riconducibili esclusivamente a particolari attività come la cantieristica navale, l’industria del cemento amianto, le industrie chimiche, le raffinerie di petrolio, il settore della difesa militare o a determinate località. Non è così. I soggetti coinvolti per motivi professionali dalle malattie correlate all’amianto appartengono ad un ampio ventaglio di attività economiche/lavorative, alcune insospettabili. L’elenco è estremamente variegato e frazionato e vedono la presenza di numerosi ambiti produttivi nei quali l’esposizione all’amianto è avvenuta per la presenza del materiale nel luogo di lavoro e non per uso diretto come chi opera nel settore della riparazione e manutenzione di autoveicoli dovute soprattutto all’esposizione indotta dalla presenza di amianto nei freni e di persone ammalate in luoghi di lavoro come la pubblica amministrazione, sanità, scuole. Abbiamo ancora plessi con scuole, tra infanzia, primaria, media inferiore e superiori, locati vicino a complessi industriali che si occupavano, fino agli anni ottanta, della lavorazione di questo minerale. La gravità della situazione deriva dal fatto che il terreno non è mai stato bonificato.
Le fibre di amianto, se inalate, possono provocare il mesotelioma da asbesto, uno dei tumori più pericolosi e con più alta incidenza di mortalità. Il mesotelioma è un tumore maligno correlato dovute all’esposizione alle fibre disperse nell’aria dell’amianto. Le neoplasie dovute all’amianto vanno ad interessare pleura, peritoneo, pericardio e tunica vaginale del testicolo. Il Mesotelioma ha una latenza temporale particolarmente elevata, quindici/quarantacinque anni e un decorso di uno/due anni. È considerato un tumore raro ed è particolarmente infausto. I dati del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM) mostrano aspetti di particolare interesse. Si tratta di insegnanti elementari; professori di scuola secondaria superiore; tecnici chimici; collaboratori scolastici ed assimilati. Il personale docente e non docente di scuole di vario ordine e grado ha potuto subire un’esposizione ambientale, ad amianto, presente sulle o nelle strutture edilizie (amianto spruzzato in palestre, pannellature in amianto, coibentazioni di tubazioni) soggette ad usura e/o oggetto di interventi di manutenzione come risulta dai censimenti degli usi di amianto nelle strutture pubbliche. Cartoni e tessuti di amianto potevano essere utilizzati in laboratori tecnici, esempio il DAS in polvere conteneva un’alta percentuale in peso di amianto della varietà crisotilo.
Le regioni maggiormente coinvolte sono Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria e Toscana. Per i lavoratori del comparto istruzione appare minore, ma occorre tenere conto di altri fattori non trascurabili. È stato stimato intorno a 1/1 il rapporto fra casi di mesotelioma e casi di tumore asbesto correlato: ovvero per ogni caso di decesso dovuto a mesotelioma si rileva un decesso per tumore di altro genere correlato all’amianto. I dati del Rapporto fanno riferimento esclusivamente al personale del comparto scolastico, non agli studenti che trascorrono gran parte della loro giornata all’interno degli edifici scolastici e per i quali non esistono statistiche. Tutti accomunati dall’aver trascorso anni e anni in aule e costruzioni “imbottite” di eternit: spruzzato per coibentare le tubazioni o usato in pannelli da isolante termico e antincendio, come è avvenuto a lungo in tutti gli edifici pubblici. Nelle scuole era facile trovare cartoni e tessuti d’amianto nei laboratori tecnici e artigianali e prima che venisse commercializzato sotto forma di panetto premiscelato e pronto all’uso perfino il Das in polvere conteneva un’alta percentuale di crisotilo, il cosiddetto “amianto bianco”.
Eh… sì, insegnare, a volte, fa ammalare: ho incontrato colleghi demotivati, arrabbiati, docenti che entrano in aula con vane speranze, ho visto scuole poco accoglienti, scuole fatiscenti, scuole non a norma sulla sicurezza, scuole con pareti in cartongesso dove la mia voce si sovrapponeva a quella di un altro collega e, nel migliore dei casi, si assisteva ad una lezione in compresenza involontaria e nel peggiore dei casi, invece, si aveva una sgradevolissima cacofonia pedagogica e vocale che portava i ragazzi a una forma di ipnosi cognitiva, ho visto bagni con molteplici tele dei ragni, soffitti che talvolta lasciano cadere dolcemente un pannello come a voler accarezzare la testa di allievi ed insegnanti, quasi a voler dimostrare tanto affetto in più che fa bene all’anima.
Quando ho deciso di fare questa professione, non avrei mai pensato che l’amianto rientrasse nei miei ridottissimi privilegi. Certo, moriamo tutti di qualcosa: chi per il cuore che smette di avere la sua funzione, chi perché il cervello inizia a trasformarsi in corteccia inerte ed inutile, chi per bournaut, chi perché non ha più voglia di vivere, ma che le scuole, luogo deputato alla crescita intellettiva e culturale dei nostri bambini e adolescenti dove ogni giorno assieme a docenti e non docenti vi trascorrono tante ore potesse dare una mano così evidente alla triste mietitrice è difficile accettarlo. Negli ultimi cinquant’anni intere generazioni di studenti, di docenti e tecnici dei laboratori hanno operato in strutture dove l’amianto era ampiamente diffuso sia negli ambienti di studio e di lavoro, sia nelle attrezzature di laboratorio senza che fossero a conoscenza dei rischi che correvano anche se pensavano di sapere. La legge 257 del 1992 obbliga a verificare la presenza di amianto negli edifici pubblici come scuole, strutture sanitarie, uffici pubblici. Ulteriori norme per lo smaltimento dei materiali pericolosi sono contenute in leggi successive promulgate nel 2009 e nel 2011. La legge del 2011 ha riconosciuto anche per la prima volta il diritto dei lavoratori esposti all’amianto a un risarcimento per malattia professionale.
Si racconta che Carlo Martello banchettasse su tovaglie filate con le fibre di amianto e che, dopo il pasto, stupisse i suoi ospiti gettando la stoffa nel fuoco da cui, magicamente, la ritraeva intatta. Non mancherà di stupire sapere che, in realtà, già Plinio il Giovane aveva osservato che gli schiavi che lavoravano con il minerale di asbesto si ammalavano. Oggi è ampiamente dimostrato che la pericolosità dell’asbesto fosse nota fin dai tempi antichi e, pertanto, non possono esserci giustificazioni in merito all’impiego indiscriminato che ne è stato fatto, non soltanto nei luoghi della produzione industriale, ma anche nei luoghi pubblici come ospedali, scuole, uffici, quei luoghi che proprio per la loro funzione “pubblica”, hanno il dovere di garantire condizioni di massima sicurezza e salubrità.
di Marilena Pallareti, insegnante
2 novembre 2016
http://comune-info.net/2016/11/anche-scuola-si-muore-amianto/ 

26 maggio 2016

Amianto nelle scuole, si litiga in Parlamento

L’ultima indagine accertata è del 2014: ed è il frutto di una ricerca del Censis che stimava in circa 2000 gli edifici scolastici afflitti dall’amianto. È da lì che è partita l’on. Annalisa Pannarale, Sinistra italiana, per presentare due emendamenti al decreto scuola appena approvato, chiedendo l’urgente bonifica delle scuole e l’aggiornamento dell’anagrafe scolastica in modo da mappare gli istituti a rischio. Una battaglia che è stata appoggiata da tutte le opposizioni, ma bocciata in Aula alla Camera da Pd e Ncd. Lo scontro si è acceso, e non solo per i contenuti, ma per i modi: in queste ore circola in rete un video con cui l’on.Simona Falvia Malpezzi (Pd) suggerisce ai sostenitori della proposta di andarsi a leggere il sito www.italiasicura.it per avere informazioni sul merito. Una risposta che non è piaciuta, e che ha scatenato i sostenitori della battaglia anti-amianto e in Cinque Stelle: «Ma cosa sta dicendo? Si faccia un tour con noi a Firenze Roma Savona Torino Oristano Bari Napoli Fabriano Trento... Anzi: venga il 29 giugno al tribunale di Firenze dove si apre il primo processo per un insegnante morto di amianto. L’aspettiamo. Noi ci saremo», scrivono Stefania Divertito e Luca Signorelli, autori del docufilm «Stop amianto a scuola» che sta documentando i casi di amianto nelle scuole italiane. Ma Malpezzi liquida la faccenda come un’inutile sovrapposizione: «Fondi già stanziati».
Il botta e risposta a distanza
In realtà non è la prima volta che Pannarale prova a presentare la sua proposta contro l’amianto a scuola: «Avevo già provato a inserire una modifica nella legge 107, ma non ci sono riuscita - spiega - Ci sono interventi strutturali molto importanti da attuare, e invece il governo continua a rimpolpare il fondo per le scuole belle: altri 64 milioni sono stati messi sugli interventi di decoro e pulizia. Che, per carità, migliorano l’aspetto delle scuole e permettono agli Lsu [lavori socialmente utili, ndr] di continuare a lavorare, ma poi hanno sicuramente rischi minori rispetto alle gravi patologie che possono svilupparsi in ambienti contaminati dall’amianto. Parliamo di oltre 300 mila studenti coinvolti», sottolinea Pannarale, che promette di tornare alla carica. Ma il Pd non ci sta: «Abbiamo stanziato quattro miliardi e mezzo per l’edilizia scolastica, e loro hanno votato sempre contro. Le regioni nella graduatoria delle priorità possono decidere di valorizzare quegli interventi: la Lombardia lo ha fatto, tant’è vero che a Milano sono state bonificate quasi tutte le scuole». Il punto è che se invece le regioni non sono così lungimiranti da usare quei soldi per correre ai ripari sulla priorità amianto, il problema finisce per essere ignorato. «Ci sono anche 550 milioni aggiuntivi stanziati, e altri 150 del decreto del fare», insiste Malpezzi. «Il governo dovrebbe scegliere le priorità», rimbalza Pannarale. Lo scontro è aperto. E intanto l’amianto continua a fare silenziosamente vittime.
I morti per amianto nelle scuole
Secondo il rapporto 2015 del registro nazionale mesoteliomi [clicca qui, ndr], con dati dell’Inail, sono state 63 le persone decedute a causa del tumore maligno causato dalla sostanza killer nell’ambito professionale dell’istruzione. Le più colpite? Le maestre delle scuole elementari (10), seguite da professori di scuola superiore (6), altre professioni intermedie nell’insegnamento (6), bidelli e simili (6), tecnici chimici (5), ricercatori, tecnici laureati e assimilati (3), professori di scuola media (3). Tutti avevano in comune un’esperienza di anni in aule e costruzioni imbottite di eternit, usato per coibentare le tubazioni o come isolante termico e antincendio. Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) sono almeno 2.400 le scuole italiane che registrano la presenza di amianto.
Dov’è nascosto l’amianto: da Firenze a Roma
In molti ricordano ancora il caso dell‘Istituto «Leonardo Da Vinci» di Firenze, dove erano esposti cartelli che invitavano a camminare con prudenza per non sollevare le fibre di amianto presenti sotto al pavimento. Ma l’amianto è anche nelle pareti e nei pavimenti della scuola Iti di Firenze, nella scuola media Grazia Deledda di Oristano, nella scuola elementare di Monteverde Il Melograno a Roma, nella Falcone di piazzale Hegel, come denuncia l’inchiesta di Divertito e Signorelli. Se a Milano invece la situazione è in via di risanamento, è anche grazie all’inchiesta aperta tre anni fa dalla Procura sull’amianto nelle scuole materne e nei nidi della città. L’Ona nel capoluogo lombardo presentò un esposto, raccogliendo le preoccupazioni dei genitori, citando 22 casi, una relazione tecnica e varie testimonianze, che spinse i pm a chiedere alla Asl un’indagine per verificare la presenza dell’amianto negli asili della città. Dopo quest’indagine, il sindaco Pisapia affidò ad un responsabile amianto comunale l’incarico di monitorare e seguire la bonifica e il problema è quasi risolto. Ma Milano è, appunto, un’eccezione. A distanza di 24 anni dalla legge del ‘92 che affidava a ciascuna regione il compito di predisporre piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, smaltimento e bonifica, ancora oggi ci sono solo dati parziali e cifre incerte sul numero complessivo di edifici scolastici a rischio. E sui fondi e i tempi a disposizione per cancellare questi rischi.

articolo di Valentina Santarpia, corriere.it, 25 maggio 2016 (modifica il 26 maggio 2016 | 11:41)

14 marzo 2016

Stop amianto a scuola: Sardegna

Continua il viaggio di "Amianto: compagno di scuola", il documentario di Stefania Divertito tra le scuole italiane che ancora presentano amianto nella propria struttura. 
Dopo Bari [clicca qui], tappa in Sardegna.
La regione sarda è attiva, ha mappato tutte le scuole con amianto, ha stanziato i fondi … eppure i problemi rimangono. Ecco un breve video in cui si parla di una scuola media di Oristano: 
https://www.facebook.com/Stopamiantotraibanchi/videos/563348710494740/

3 marzo 2016

Stop amianto a scuola: Bari

Inizia da Bari Amianto: compagno di scuola il viaggio di Stefania Divertito tra le scuole italiane che ancora presentano amianto nella propria struttura. Ce ne sono 2.400: 342mila alunni che lo respirano ogni giorno.
Un viaggio in tutto il Paese per realizzare articoli su queste scuole e un docu-film d’inchiesta e di denuncia.
Si parte dalla scuola Ranieri della città pugliese che non ha tetti in amianto, ma che ha respirato la fibra killer per 50 anni, e ancora oggi si trova di fronte a uno dei siti di interesse nazionale, la Fibronit.
Nicola Brescia è il presidente del comitato Cittadino Fibronit, nato 15 anni fa, all’indomani della decisione del comune di rendere edificabile l’area della Fibronit: «Vincemmo noi, e fu una grande vittoria. Portammo l’allora ministro Nerio Nesi sul palazzo qui davanti, gli facemmo vedere che l’area era intrisa di amianto, ci disse che non ne sapeva nulla, che Bari non lo aveva informato, e tornato a Roma bloccò il piano di edificazione. Adesso il comitato sta seguendo le sorti della bonifica, e il destino del plesso scolastico. Nei giardini della scuola, elementare e materna, ci sono centraline che non hanno rilevato sforamento o presenza anomala di fibre – ci dice, a tratti sovrastato dai rumori delle auto – ma non ci fidiamo, siamo preoccupati. In tutto ci sono sette scuole intorno alla fabbrica. Aspettiamo la bonifica definitiva da oltre 20 anni, e finalmente ora potrebbe essere la volta buona».

Il video realizzato da Stefania Divertito:

10 dicembre 2015

Il 5° Rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (2015): aumentano i morti nel settore istruzione

L’Italia è uno dei Paesi più colpiti al mondo dall’epidemia di patologie asbesto-correlate e sta attraversando il periodo di massima incidenza dei casi di mesotelioma, a causa dell’intenso uso del materiale dal secondo dopoguerra fino al 1992 e della lunga latenza della malattia. E' quanto emerge dal V Rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM) [clicca qui], il sistema di sorveglianza epidemiologica istituito presso l’Inail, che riporta le informazioni relative a oltre 21mila casi di mesotelioma maligno con una diagnosi compresa tra il 1993 e il 2012, rilevati dalla rete dei suoi Centri operativi regionali (Cor).
L’età media alla diagnosi è di 69,2 anni. Il 93% dei casi registrati risulta a carico della pleura. Fino a 45 anni la malattia è rarissima (solo il 2% del totale dei casi registrati), la percentuale di casi con una età alla diagnosi inferiore a 55 anni è pari invece al 9% del totale, mentre il 36,1% dei soggetti ammalati ha un’età compresa tra 65 e 74 anni.
Il 71,6% dei 21.463 casi archiviati è di sesso maschile.

Il settore più coinvolto è l’edilizia. Le modalità di esposizione all’amianto sono state approfondite per 16.511 casi, pari al 76,9% del totale. Fra questi il 69,5% presenta un’esposizione professionale (certa, probabile, possibile), il 4,8% familiare, il 4,2% ambientale, l’1,6% per un’attività extralavorativa di svago o hobby, mentre resta improbabile o ignota nel 20% dei casi. Prendendo in considerazione l’intero periodo di osservazione (1993-2012) e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, i settori di attività maggiormente coinvolti sono l’edilizia (15,2% del totale), l’industria pesante, e in particolare la metalmeccanica (8,3%), la metallurgia (3,9%) e le attività di fabbricazione di prodotti in metallo (5,7%), i cantieri navali (6,7%) e l’industria del cemento-amianto (3,1%). Il quadro, comunque, è molto variegato e frazionato, con la presenza di numerosi ambiti produttivi nei quali l’esposizione è avvenuta per la presenza dell’amianto nel luogo di lavoro e non per uso diretto. 
Per quanto riguarda l’ambito professionale dell’istruzione [clicca qui per un estratto dal rapporto], secondo il rapporto 2015 sono state 63 le persone decedute a causa dei tumori causati dall'amianto. Le più colpite sono le  maestre delle scuole elementari (10), seguite da altre professioni intermedie nell’insegnamento (6), bidelli e assimilati (6), professori di scuola superiore (6), tecnici chimici (5), ricercatori, tecnici laureati e assimilati (3), professori di scuola media (3).
Secondo il Registro Nazionale dei Mesotelioma del 2012, nell’arco del periodo 1993-2008 sono state 41 le persone del mondo della scuola decedute a causa delle malattie causate dall’amianto [clicca qui]. 

14 novembre 2015

Morire di amianto a trent’anni a Milano

E’ il febbraio del 2015. Paolo (nome di fantasia) accusa dei dolori al petto. Si reca immediatamente in ospedale, la diagnosi è uno shock, per lui, per la famiglia: mesotelioma pleurico maligno. Un tumore rarissimo e aggressivo, dall’esito fatale che colpisce in percentuale altissima chi è stato esposto all’amianto (o asbesto).
Dalla cronaca degli ultimi anni abbiamo appreso che le morti per amianto sono in genere riconducibili a particolari attività (ad esempio la cantieristica navale o l’industria del cemento amianto) o a determinate località (Monfalcone, Casale Monferrato, …).
Ma non sembra essere il nostro caso. Paolo ha vissuto quasi tutta la vita a Milano, qualche parentesi nella regione di origine della famiglia. Dopo il diploma e la leva nell’esercito, ha trovato impiego in diversi settori, sia a Milano che nella regione di origine. Può essere considerato un soggetto a rischio per le attività svolte? Ha lavorato anche come muratore e l’edilizia è il settore più esposto all’amianto, con il maggior numero di soggetti colpiti dalla malattia, peraltro in aumento.
Ma Paolo muratore lo è stato recentemente, negli ultimi anni. Ed inoltre, particolare da non trascurare, è molto giovane, appena trentenne. La patologia, già rara di per sé, è statisticamente rarissima fino ai 45 anni ed ha una latenza molto lunga: l’intervallo tra la prima esposizione all’amianto e la diagnosi è mediamente di oltre 40 anni e sono infrequenti i casi per i quali risulta inferiore a 10. Va inoltre detto, per completezza, che essere stati esposti a tale sostanza non significa necessariamente sviluppare la patologia, solo una bassa percentuale si ammala. Come per i fumatori se vogliamo fare un esempio. E che il mesotelioma potrebbe svilupparsi anche in assenza di esposizione all’amianto (caso raro di una malattia rara).
Il tumore non dà purtroppo scampo a Paolo. Fa appena in tempo ad assistere, ricoverato in ospedale, al battesimo del secondogenito che la malattia lo vince. Sono trascorsi sei mesi dalla diagnosi.
Non sarà semplice appurare quando e come Paolo è entrato in contatto con l’asbesto. Le fibre di questo materiale sono molto insidiose, di dimensioni infinitesimali, oltre mille volte più sottili di un capello. Sarà l’inchiesta di malattia professionale che sta conducendo l’ASL a verificare se c’è un nesso tra le attività svolte da Paolo e la malattia.
Dal Registro Nazionale dei Mesoteliomi apprendiamo che, oltre ai soggetti colpiti per motivi professionali dalle malattie correlate all’amianto (circa il 60 % dei casi), sono rilevati numerosi casi per i quali l’esposizione all’amianto è avvenuta non per uso diretto, ma per la presenza dell’asbesto nei luoghi di lavoro [clicca qui].Tanto da ritenere di “particolare interesse … i casi di soggetti ammalati per un’esposizione avvenuta inconsapevolmente per la presenza non nota di amianto o prodotti in amianto in luoghi di lavoro spesso aperti al pubblico”.
Ma un ragazzino come Paolo che abita a Milano, non a Casale Monferrato, in quali occasioni potrebbe essere entrato in contatto con le fibre di amianto? A casa? A scuola? Sono questi gli ambienti in cui si trascorre la gran parte della giornata.
Anche se non è semplice appurarlo, è probabile che Paolo abbia incrociato l’amianto in età scolare. Sono la sua giovane età e le statistiche a raccontarcelo. Sono gli stessi medici che gli sono stati accanto ad averlo indicato.
Sappiamo quali sono le scuole che ha frequentato Paolo: l’asilo nido di via Guerzoni, la materna di via Scialoja, l’elementare di piazzale Maciachini, la scuola media di via Crespi, l’ISS Galvani.
La domanda è inevitabile e non è possibile ignorarla: le cause della malattia potrebbero essere ricercate nell’amianto presente, se presente, negli edifici scolastici frequentati da Paolo?
Lo ripetiamo, probabilmente non sarà possibile definirlo con certezza, individuare quando, dove e come. Paolo potrebbe aver incrociato le fibre ovunque.
Sappiamo con certezza che la scuola media di via Crespi, la Pavoni, è stata chiusa per amianto lo scorso luglio [clicca qui]. L’edificio era stato oggetto di una bonifica (evidentemente non risolutiva) a metà degli anni ottanta del secolo scorso. Nel 2012, a seguito di indagine della società Veram Srl che ha effettuato per conto dell’amministrazione comunale la mappatura e la bonifica degli edifici pubblici sul territorio cittadino, la scuola era stata dichiarata priva di amianto. Ma la primavera scorsa una ditta incaricata di effettuare dei lavori di ristrutturazione ha segnalato la presenza di materiale sospetto, amianto appunto. Si tratta di <<una residuale presenza di amianto “a macchia di leopardo” nel soffitto e nei pilastri, che risultano comunque per la maggior parte confinati mediante controsoffitti e contropareti >> (da nota del Settore Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Milano).
L’edificio, sede anche di un Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti, è stato immediatamente chiuso. Gli studenti delle medie hanno avviato il nuovo anno scolastico nel plesso della scuola elementare di via Crespi 1, adattato in fretta e furia alle nuove esigenze, quelli del CPIA trasferiti in altra sede (viale Zara 100).
Ci colpisce questa coincidenza: la chiusura, definitiva supponiamo, della scuola media frequentata da Paolo vent’anni prima e gli ultimi giorni di Paolo si sovrappongono tragicamente.
Così come ci tornano in mente le preoccupazioni di un professore della scuola media Pavoni che nel suo blog, appresa la notizia della chiusura della scuola, ha ben rappresentato i timori di chi in quella scuola insegna raccontando un recente episodio: “l’anno scorso un alunno ha spinto un suo compagno contro la parete e, puffete!, la parete s’è aperta come fecero le acque con Mosè. C’è da riflettere, no?” Si, c’è da riflettere.

- Registro Nazionale dei Mesoteliomi - Quinto rapporto - edizione 2015 [clicca qui]
- Registro Nazionale dei Mesoteliomi - Quarto rapporto - edizione 2012 [clicca qui]
- Registro Mesoteliomi Regione Lombardia - Tredicesimo rapporto - Attività 2013 [clicca qui]

26 settembre 2015

La scuola Pavoni chiusa per amianto, la parola agli Assessori Rozza e Cappelli

Si è riunita giovedì 24 settembre 2015 la Commissione Educazione del Consiglio di Zona 9 alla presenza dell’Assessora ai Lavori Pubblici Maria Carmela Rozza, accompagnata dall'ingegnere Armando Lotumolo del Settore Tecnico Scuole e Strutture Sociali, e dell’Assessore Educazione e Istruzione Francesco Cappelli, accompagnato dall'architetto Cristiano Scevola del Settore Servizi Scolastici ed Educativi.
Alla seduta della Commissione, presieduta da Antonella Loconsolo, hanno partecipato numerosi genitori e insegnanti della scuola, la Dirigente dell'Istituto Comprensivo "Confalonieri", il Presidente del Consiglio di Istituto e la Presidente dell'Associazione Genitori della Pavoni.

Giovedì 3 settembre eravamo intervenuti in Consiglio di Zona 9 (“interventi dei cittadini”) per sottoporre all’attenzione dell’assemblea i nostri dubbi e le nostre perplessità su questa vicenda [clicca qui]. Nel frattempo, un ufficio tecnico del Comune di Milano ha fornito alcune risposte [clicca qui]. 
Agli Assessori e ai tecnici presenti il 24 settembre abbiamo avuto modo di esporre  direttamente i nostri quesiti.

Questione amianto 
L’Assessora Rozza ha dichiarato che le analisi effettuate dall'ASL nei locali della scuola  per verificare la presenza di fibre di amianto nell’aria (fibre aerodisperse) hanno dato esito negativo (l’ultimo esame è stato effettuato giovedì 17 settembre, l'esito sarà comunicato ai primi di ottobre).
Sul tema delle responsabilità (la scuola era stata dichiarata libera da amianto nel 2012), l’Assessora ha dichiarato che, effettuate tutte le verifiche necessarie, si verificherà la necessità di avviare eventuali procedure con l’Avvocatura del Comune.
L’Amministrazione sta inoltre effettuando ulteriori verifiche nelle scuole che negli anni ottanta del secolo scorso erano state oggetto di bonifica da amianto (la Pavoni era tra queste). Alla nostra richiesta di avere un elenco delle scuole, l’Assessora ha precisato  che non esistono informazioni al riguardo negli archivi degli uffici tecnici e che l’elenco si sta ricostruendo sulla base della memoria storica dei tecnici.
In ogni caso, i controlli che si stanno effettuando a tappeto per verificare la tenuta dei controsoffitti delle scuole milanesi (cd tema antisfondellamento) dovrebbero garantire ulteriori controlli sull'eventuale presenza di amianto.
L'Assessora ha infine riaffermato che l'obiettivo dell’Amministrazione è di consegnare alla città entro il 2016 un patrimonio edilizio scolastico libero da amianto. 

Il trasferimento della scuola Pavoni 
Come abbiamo già scritto nei post precedenti, le 8 classi della scuola media Pavoni sono state trasferite al secondo piano del plesso di via Crespi 1, sede della scuola elementare Lambruschini. Se per gli spazi adibiti a classi non sembrano esserci stati particolari problemi (le classi sono risultate infatti immediatamente idonee ed agibili), permangono problemi per gli spazi al di fuori delle aule e per i servizi.
Per lunedì 28 settembre è stato convocato dall’Assessorato ai Lavori Pubblici un incontro presso la sede dell’Istituto Comprensivo per redigere il cronoprogramma degli interventi.
Sono state coinvolte due imprese avvalendosi di appalti già esistenti (in sostanza, sono stati rimandati lavori presso altri edifici scolastici, evidentemente ritenuti meno urgenti, e le ditte coinvolte dirottate verso l'elementare di via Crespi 1). I lavori verranno avviati dal 28 settembre sia presso il secondo piano della scuola elementare di via Crespi 1 (recupero degli spazi del micronido e sistemazione dei bagni) che al piano rialzato (sistemazione del campo sportivo e degli spazi dell’ex custode).
E' comunque previsto il rifacimento di tutti i bagni della scuola elementare.
Per quanto riguarda la palestra, l’Assessore Cappelli (i genitori e la Dirigenza chiedono di poter accedere a palestre della zona, ad esempio quella di via Murat) ha dichiarato che un’eventuale decisione verrà presa dopo la sistemazione del campo sportivo.
Tra i lavori ancora da ultimare, il trasferimento dalla Pavoni alla Lambruschini dell’aula multimediale e delle linee telefoniche.
Ricordiamo che la scuola Pavoni era anche sede del CPIA 5 (Centro Provinciale Istruzione Adulti), ora trasferito presso i locali del Comune di viale Zara 100. L’obiettivo è comunque di ricollocare la struttura nei pressi della sede originaria. 

Il destino della scuola Pavoni 
L’Amministrazione ha riaffermato la volontà di mantenere in zona una scuola media (il timore dei genitori è che la Pavoni venga definitivamente chiusa e l’utenza dirottata verso altri plessi). Inoltre durante l’incontro l'architetto Scevola ha affermato la necessità di ripensare i flussi dell’utenza verso le scuole della zona (negli ultimi anni si era assistito a importanti trasferimenti dell'utenza verso un’altra scuola media della zona). 
L’Assessora Rozza ha dichiarato che il 9 ottobre p.v. la Giunta del Comune di Milano approverà il piano delle opere pubbliche per il triennio 2016-2018. La bonifica e la ricostruzione della scuola saranno inserite nel piano triennale e finanziate con il bilancio 2016. In ogni caso, sarà la prossima Amministrazione (l’attuale è in scadenza nel 2016) che bandirà la gara per l’assegnazione dell’appalto. 

Le nostre considerazioni 
Abbiamo apprezzato la velocità con cui l'Amministrazione ha gestito il trasferimento delle 8 classi della Pavoni (apprezzamento peraltro pubblicamente espresso dai genitori presenti alla seduta della Commissione) e del CPIA, nonché l'affidamento degli incarichi per la ristrutturazione della scuola elementare Lambruschini. 
Ma non basta. Siamo solo agli inizi di una vicenda che, nella migliore delle ipotesi, si trascinerà per almeno 4/5 anni.
Per quanto ci riguarda continueremo a seguire con molta attenzione sia le vicende future (la riqualificazione della Pavoni) che quanto accaduto nel passato. Che il campionamento dell'aria nei locali della scuola per poter determinare la quantità di fibre aerodisperse abbia dato esito negativo non ci tranquillizza del tutto. Ci sono state dispersioni nel passato? L'utenza della Pavoni (e di tutte le scuole che si sono trovate e si trovano nelle stesse condizioni della Pavoni) può essere considerata al sicuro? Quali azioni intende intraprendere l'ASL? Sarà avviato un programma di sorveglianza sanitaria?
Riteniamo inoltre necessario comprendere come mai nel 2012 la Pavoni fu dichiarata libera da amianto. Oltre al tema della tutela della salute (tutto da verificare), è da rilevare un danno economico non indifferente: successivamente al controllo l'Amministrazione ha effettuato dei lavori di manutenzione straordinaria (l'ancoraggio degli elementi della facciata e il rifacimento di alcuni locali interni) per una spesa di circa 1,3 milioni di euro, spesa rivelatasi, con il senno di poi, del tutto inutile. Chi pagherà?

Rassegna stampa
- per la ricostruzione della vicenda relative alla scuola Pavoni chiusa per amianto rimandiamo ai nostri post: [clicca qui];
- da Linkiesta del 25 settembre 2015 "Amianto, chiusa una scuola a Milano: era già stata controllata due volte" [clicca qui]


23 settembre 2015

C’eravamo tanto amianto (di Sergio Salamone)

Scorrazzando per il web, abbiamo trovato un post su un tema che stiamo seguento da circa due mesi con particolare attenzione, la scuola media Pavoni di Milano chiusa per amianto a luglio 2015 dopo che nel 2012 era stata dichiarata libera da amianto. L'autore è un docente della stessa scuola. Ve lo proponiamo.


Cari eucarioti,
e sì che insegnare, a volte, fa ammalare: ne ho visti di colleghi demotivati, spenti o soltanto, semplicemente, incazzati; ne ho notati di docenti che, con elmetti e fucili immaginari, entrano in aula con occhi spiritati e vane speranze; ne ho certificati di pasti non eccelsi alla mensa scolastica e il mio stomaco ha avuto modo di avvedersene ampiamente.
Ma, diciamolo, sono rischi di cui si fa conto ad inizio carriera.
Però due giorni fa, in serata, ho appreso che nella mia scuola è stata riscontrata la presenza di amianto.
Vi garantisco che l’edificio, nello specifico, non brilla già in quanto ad accoglienza e colore.
Tanto per informarvi: l’anno scorso un alunno ha spinto un suo compagno contro la parete e, puffete!, la parete s’è aperta come fecero le acque con Mosè.
C’è da riflettere, no?
A volte, facendo lezione (il buco è ancora lì a testimoniare l’eterna vivacità fanciullesca), la mia voce si sovrapponeva a quella di un altro collega e, nel migliore dei casi, si assisteva ad una lezione in compresenza involontaria: storia e scienze o geografia e musica ben shakerate e pronte al consumo.
Nel peggiore dei casi, invece, si aveva una sgradevolissima cacofonia pedagogica e vocale che portava i ragazzi a una forma di ipnosi cognitiva.
Quando si va in bagno, da noi, molteplici e avveniristiche sono le tele dei ragni locali, che sono l’unica forma realmente nuova di edilizia scolastica.
Il tetto, talvolta, lascia cadere dolcemente un pannello come a voler carezzare la testa di allievi ed insegnanti; per accudimento e coccola.
Però è tutto affetto in più e fa bene all’anima.
Ma, quando ho deciso di fare questa professione, non avrei mai pensato che l’amianto rientrasse nei miei ridottissimi privilegi.
Altri materiali sì, ci mancherebbe: il gesso, la carta, il legno (elementi che puntualmente, invece, spuntano soltanto grazie alla tasca caritatevole di alcuni genitori), ma l’amianto proprio no.
Non credevo rientrasse nel pacchetto come l’inutile inserto del quotidiano di turno.
Eppure mi ero accorto di tecnici che, a maggio, cioè a fine anno scolastico, confabulavano, allarmati, tra loro.
Mi ero avvicinato e avevo chiesto il perché della loro palese preoccupazione e mi avevano detto che probabilmente v’era presenza del simpatico elemento: celebre al mondo per aver portato parecchia gente all’altro mondo.
Certo, è vero, moriamo tutti di qualcosa: chi per il cuore che non pompa più, chi per un’ostruzione che il sangue non riesce ad oltrepassare, chi perché il cervello inizia a trasformarsi in corteccia inerte ed inutile, chi per amore, chi per una pallottola.
Lo so: si muore tutti di qualcosa.
Ma che una scuola piena di adolescenti possa dare una mano così evidente alla triste mietitrice non riesco a digerirlo; come non riesco a digerire che in una precedente ispezione del 2011 di amianto, nel nostro istituto, non s’era trovata traccia: chissà che indagini meticolose erano state effettuate!
Sono arrabbiato, molto arrabbiato, e qualcuno dovrà rispondere di quanto avvenuto.
Se devo morire, voglio farlo nel sonno, e non intubato in una qualche tristissima sala d’ospedale. E se dovessi finire così voglio che il ministero dell’Istruzione mi mandi almeno infermiere di prima scelta con décolleté vertiginosi.
Almeno che sia una dolce dipartita; del resto lo merito.
C’eravamo tanto amati, io e la scuola: nemmeno tanto tempo fa.
Ma l’amore è eterno finché dura.
O eternit?

Sergio Salamone, 10 Agosto 2015
(da: http://meridionews.it/blog/madadayo/2015/08/10/ceravamo-tanto-amianto/)

21 settembre 2015

Le prime risposte alle nostre domande sulla scuola Pavoni, chiusa per amianto

Cominciamo a ricevere le risposte ad alcune delle domande che abbiamo posto all’amministrazione in merito al caso della scuola media Pavoni, chiusa l’estate scorsa poiché riscontrata la presenza di amianto nell’edificio scolastico [clicca qui]. La scuola, lo ricordiamo, era già sottoposta a verifica nel 2012 con esito negativo (assenza di amianto).

Riportiamo di seguito stralcio della mail pervenutaci il 18 settembre 2015 dal Settore Politiche Ambientali ed Energetiche - Servizio Coordinamento Controlli Amianto:



“[…] Tutte le informazioni relative ai prelievi effettuati, alle metodiche utilizzate e agli altri dati, anche analitici, relativi al censimento amianto sono contenute nella documentazione messa a disposizione dei Dirigenti Scolastici dei due istituti (scuola "Pavoni" e CPIA) che occupavano l'edificio in oggetto, ai quali la invitiamo a rivolgersi per la visione dei documenti.
Questo Servizio è preposto anche al controllo delle attività di censimento svolte dal Responsabile Amianto, che devono essere eseguite secondo quanto previsto dal D.M. 6/9/94.
Sono in corso le necessarie verifiche volte ad accertare eventuali inadempienze.
A ciò aggiungo che sia il primo censimento che le recenti evoluzioni sono state condivise con ASL Milano, in qualità di Organo di Controllo, con cui sono stati eseguiti due ulteriori sopralluoghi di approfondimento.
Ai fini della sicurezza degli occupanti, le riporto quanto rilevato dal Responsabile Amianto del Comune:
- i controlli effettuati sull'aria hanno dato esito negativo (assenza di fibre di amianto);
- il materiale amiantifero è presente in quantità residuali e risulta quasi totalmente confinato;
- la percentuale di amianto nel materiale è relativamente bassa (dal 10 al 30%).
In via prudenziale sono stati programmati ulteriori monitoraggi dell'aria, a seguito dei quali verrà organizzato dal Responsabile Amianto del Comune, presumibilmente ad inizio ottobre, un incontro informativo con gli utenti.
Ad oggi non si rilevano situazioni analoghe a quelle dell'edificio in oggetto.
Inoltre, in nessun caso i monitoraggi dell'aria, effettuati con cadenza almeno annuale e secondo quanto previsto della legge, hanno dato evidenza di fibre aerodisperse all'interno all'interno delle strutture scolastiche di proprietà comunale.
Il personale, docente e non, dei due istituti che occupavano l'edificio non è alle dipendenze del Comune, pertanto, per le informazioni relative alla valutazione dei rischi e alla sorveglianza sanitaria (per legge di competenza del Datore di Lavoro e delle altre figure della sicurezza - RSPP, medico competente, ecc.) la invitiamo a rivolgersi ai due Dirigenti Scolastici.
I dati relativi alle malattie asbesto-correlate sono elaborati dall'Inali tramite il Registro Nazionale Mesoteliomi.
[…]“



Da questa mail apprendiamo pertanto che:

- l’amministrazione ha avviato le verifiche per accertare eventuali responsabilità in merito alle verifiche effettuate nel 2012;

- non sono state riscontrate fibre disperse nell’ambiente scolastico e che la percentuale di amianto è “relativamente” bassa;

- i controlli alla Pavoni continuano e, ci risulta, entro fine settembre 2015 dovremmo conoscerne l’esito;

- “ad oggi” non sono stati individuati casi simili a quello della scuola Pavoni.



A completamento delle informazioni che abbiamo già fornito nei post precedenti segnaliamo che la Scuola era stata oggetto di verifiche, oltre che nel 2012, anche a fine 2014. Furono controllati i sotterranei (precedentemente non accessibili) e fu rilevata la presenza di amianto a ridosso di alcuni tubi dell’impianto di trattamento dell’aria. Evidentemente, in quell’occasione, considerata la localizzazione del materiale, non fu ritenuto necessario intervenire con provvedimenti restrittivi.



Il Responsabile Amianto del Comune, a cui si fa cenno nella mail riportata, è stato nominato (dopo gara pubblica) nel novembre 2011, ed è responsabile per il Comune di Milano delle attività di coordinamento e manutenzione dei materiali contenenti amianto (D.M. 6/9/94) presso circa 1.200 immobili di proprietà comunale. Lo stesso è da ottobre 2013 amministratore delegato della società Veram Srl - Igiene del lavoro, ambiente e sicurezza. La Veram Srl è la società che ha effettuato le verifiche presso le scuole milanesi, compreso la Pavoni.


Concludiamo segnalando che giovedì 24 settembre 2015 dalle ore 18:00 è convocata la Commissione Educazione del Consiglio di Zona 9 (via Guerzoni 38, Milano) con all’ordine del giorno la situazione della Scuola Pavoni. Saranno presenti l’Assessore ai Lavori Pubblici, Carmela Rozza, e all’Educazione e Istruzione, Francesco Cappelli.  Un’occasione per avere risposta su questa vicenda.