In quale momento i genitori italiani hanno cominciato a trovare normale mandare i propri figli in scuole sciatte,
senescenti, in bunker prefabbricati con pavimenti in linoleum nero e
plafoniere dalla luce livida, con i vetri e i muri imbrattati dai
graffiti di vandali velleitari e impuniti? Quando gli architetti hanno
iniziato a considerare normale progettare plessi scolastici (nel
rispetto delle sole norme tecniche) brutti, banali, volgari e privi di
qualsiasi qualità spaziale, ritenendoli degni di chiamarsi scuole (e
loro stessi, architetti)? E quando, amministratori, sindaci e governi
hanno smesso di riconoscere la bellezza,
apprestandosi a mortificare lo sguardo e l’anima dei cittadini più
giovani, mandandoli in scuole disperatamente brutte che non hanno eguali
in Europa?
È
opinione diffusa che la scarsa qualità dell’architettura derivi
dall’esiguità dei budget, è falso; la storia dell’architettura documenta
come l’economicità sia stato un valore etico perseguito nella migliore architettura,
e come lo spreco sia proprio delle opere effimere, ridondanti e spesso
volgari. È certo che, bellezza ed etica dell’economicità, hanno smesso
da un pezzo di essere valori intrinseci della società italiana – e
quindi dell’architettura – per far posto al profitto speculativo e all’estetica del declino.
L’asilo d’infanzia realizzato nel quartiere periferico La Milagrosa della città spagnola di Pamplona,
progettato da due giovani e talentuosi architetti, Carlos Pereda
Iglesias e Óscar Pérez Silanes, è un esempio rappresentativo di come
un’architettura bella possa (debba) essere anche economica. La scuola,
frutto di un concorso di progettazione (come del resto la migliore
architettura degli ultimi 35 anni in Spagna, competizione democratica e
meritocratica di cui si è persa traccia in Italia) lo scorso 26 marzo si
è aggiudicata il prestigioso Premio Arquitectura Española 2013.
Bellezza ed economicità, che connotano questo edificio, sono anche due
categorie critiche attraverso le quali – in Spagna – si identifica la
buona architettura e di conseguenza, il talento e le competenze
dell’architetto.
La
scuola, finanziata dal comune di Pamplona, ha un costo di appena
1.072,68 euro al mq, consta di 5 moduli educativi distribuiti su un
grande spazio centrale adibito anche ad area per il gioco al coperto; i
due patii funzionali per il gioco all’aperto e i lucernai assicurano
all’edificio l’illuminazione e la ventilazione naturale necessaria,
mentre il giardino pensile,
mantenendo una elevata inerzia termica, migliora il comportamento
termico dell’edificio. Gli elementi prefabbricati in cemento
caratterizzano costruttivamente e spazialmente l’edificio, riducendo i
tempi e i costi di costruzione. L’edificio è anche un brillante esempio
di sostenibilità, si è aggiudicato il Premio ENDESA 2012 “a la Construcción no residencial más Sostenible en España” ed è stato concepito per ridurre al massimo il consumo energetico: non impiega energia convenzionale, si autoregola termicamente grazie al suo disegno bioclimatico, all’uso dell’energia solare,
alla ventilazione naturale dell’edificio e all’utilizzo della geotermia
che assicura il 75% dell’energia necessaria, attraverso 16 pozzi
scavati a 100 metri di profondità.
1.072,68 euro al mq ecco quanto può costare una scuola bella e sostenibile, prendano appunti gli amministratori locali (e le archistar strapagate e in caduta libera).
(Eleonora Carrano, il Fatto Quoditiano, 17 aprile 2014)
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