L’ultima
indagine accertata è del 2014: ed è il frutto di una ricerca del Censis
che stimava in circa 2000 gli edifici scolastici afflitti
dall’amianto.
È da lì che è partita l’on. Annalisa
Pannarale, Sinistra italiana, per presentare due emendamenti al decreto
scuola appena approvato, chiedendo l’urgente bonifica delle scuole e
l’aggiornamento dell’anagrafe scolastica in modo da mappare gli istituti
a rischio. Una battaglia che è stata appoggiata
da tutte le opposizioni, ma bocciata in Aula alla Camera da Pd e Ncd.
Lo scontro si è acceso, e non solo per i contenuti, ma per i modi: in
queste ore circola in rete un video con cui l’on.Simona Falvia Malpezzi
(Pd) suggerisce ai sostenitori della proposta
di andarsi a leggere il sito www.italiasicura.it
per avere informazioni sul merito. Una risposta che non
è piaciuta, e che ha scatenato i sostenitori della battaglia
anti-amianto e in Cinque Stelle: «Ma cosa sta dicendo? Si faccia un tour
con noi a Firenze Roma Savona Torino Oristano Bari Napoli Fabriano
Trento... Anzi: venga il 29 giugno al tribunale di Firenze
dove si apre il primo processo per un insegnante morto di amianto.
L’aspettiamo. Noi ci saremo», scrivono Stefania Divertito e Luca
Signorelli, autori del
docufilm «Stop amianto a scuola» che sta documentando i casi di amianto nelle scuole italiane. Ma Malpezzi liquida la faccenda come un’inutile sovrapposizione: «Fondi già stanziati».
Il botta e risposta a distanza
In
realtà non è la prima volta che Pannarale prova a presentare la sua
proposta contro l’amianto a scuola: «Avevo già provato a inserire
una modifica nella legge 107, ma non ci sono riuscita - spiega - Ci
sono interventi strutturali molto importanti da attuare, e invece il
governo continua a rimpolpare il fondo per le scuole belle: altri 64
milioni sono stati messi sugli interventi di decoro
e pulizia. Che, per carità, migliorano l’aspetto delle scuole e
permettono agli Lsu [lavori socialmente utili, ndr] di continuare a
lavorare, ma poi hanno sicuramente rischi minori rispetto alle gravi
patologie che possono svilupparsi in ambienti contaminati
dall’amianto. Parliamo di oltre 300 mila studenti coinvolti»,
sottolinea Pannarale, che promette di tornare alla carica. Ma il Pd non
ci sta: «Abbiamo stanziato quattro miliardi e mezzo per l’edilizia
scolastica, e loro hanno votato sempre contro. Le regioni
nella graduatoria delle priorità possono decidere di valorizzare quegli
interventi: la Lombardia lo ha fatto, tant’è vero che a Milano sono
state bonificate quasi tutte le scuole». Il punto è che se invece le
regioni non sono così lungimiranti da usare quei
soldi per correre ai ripari sulla priorità amianto, il problema finisce
per essere ignorato. «Ci sono anche 550 milioni aggiuntivi stanziati, e
altri 150 del decreto del fare», insiste Malpezzi. «Il governo dovrebbe
scegliere le priorità», rimbalza Pannarale.
Lo scontro è aperto. E intanto l’amianto continua a fare
silenziosamente vittime.
I morti per amianto nelle scuole
Secondo
il rapporto 2015 del registro nazionale mesoteliomi [clicca qui, ndr], con dati
dell’Inail, sono state 63 le persone decedute a causa del tumore maligno
causato dalla sostanza killer nell’ambito professionale
dell’istruzione. Le più colpite? Le maestre delle scuole elementari
(10), seguite da professori di scuola superiore (6), altre professioni
intermedie nell’insegnamento (6), bidelli e simili (6), tecnici
chimici (5), ricercatori, tecnici laureati e assimilati (3), professori
di scuola media (3). Tutti avevano in comune un’esperienza di anni in
aule e costruzioni imbottite di eternit, usato per coibentare le
tubazioni o come isolante termico e antincendio.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) sono almeno 2.400 le
scuole italiane che registrano la presenza di amianto.
Dov’è nascosto l’amianto: da Firenze a Roma
In molti ricordano ancora il caso dell‘Istituto
«Leonardo Da Vinci» di Firenze, dove erano esposti cartelli che invitavano a camminare con prudenza per non sollevare le fibre di amianto presenti sotto
al pavimento. Ma l’amianto è anche nelle pareti e nei pavimenti della scuola Iti di Firenze,
nella scuola media Grazia Deledda di Oristano,
nella scuola elementare di Monteverde Il Melograno a Roma,
nella Falcone di piazzale Hegel,
come denuncia
l’inchiesta di Divertito e Signorelli. Se a Milano invece la situazione
è in via di risanamento, è anche grazie all’inchiesta aperta tre anni
fa dalla Procura sull’amianto nelle scuole materne e nei nidi della
città. L’Ona nel capoluogo lombardo presentò un
esposto, raccogliendo le preoccupazioni dei genitori, citando 22 casi,
una relazione tecnica e varie testimonianze, che spinse i pm a chiedere
alla Asl un’indagine per verificare la presenza dell’amianto negli asili
della città. Dopo quest’indagine, il sindaco
Pisapia affidò ad un responsabile amianto comunale l’incarico di
monitorare e seguire la bonifica e il problema è quasi risolto. Ma
Milano è, appunto, un’eccezione. A distanza di 24 anni dalla legge del
‘92 che affidava a ciascuna regione il compito di predisporre
piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, smaltimento e
bonifica, ancora oggi ci sono solo dati parziali e cifre incerte sul
numero complessivo di edifici scolastici a rischio. E sui fondi e i
tempi a disposizione per cancellare questi rischi.
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