Lo scorso 29 novembre , in pieno centro a Cagliari, è crollata parte del soffitto di un'aula del [Liceo Classico Dettori]. Un'insegnante e due studenti sono rimasti feriti. L'edificio
è stato evacuato e rimarrà chiuso per gli accertamenti e la messa in
sicurezza delle strutture. La lettera di Silvia Martelli alla ministra
Maria Chiara Carrozza [per la risposta della ministra Carrozza clicca qui].
Cara ministra Carrozza
sono un’insegnante di lettere del liceo classico “Dettori” di Cagliari, la scuola dove questa mattina è venuto giù un bel pezzo di soffitto di un’aula piena di studentesse e di studenti, impegnati a far lezione. Come lei sa, per fortuna non sembra ci siano conseguenze gravi, è stato un attimo e il soffitto è venuto giù ma tutte le alunne e gli alunni sono usciti dall’aula in tempo, solo l’insegnante della classe è rimasta ferita, alcuni punti di sutura in testa, ma si spera non sia niente di più. Un bruttissimo spavento.
Ma poteva essere molto di più. Poteva essere un disastro. Poteva essere un omicidio.
Tirato un bel sospiro di sollievo a veder tutte le persone sane, illese e salve, quelle macerie sui banchi assumono un significato simbolico fortissimo: questo è lo stato della nostra scuola. Cade a pezzi, letteralmente. Cade a pezzi perché sono almeno 20 anni che alla scuola pubblica, quella dello Stato, vengono tolte risorse. Sono almeno 20 anni che non si ha cura né della sua sicurezza, né della qualità della sua azione, né della formazione delle cittadine e dei cittadini che noi ci impegniamo ad accompagnare e a indirizzare nel loro percorso di crescita. Sono 20 anni che i governi hanno spogliato la scuola italiana, che non è mai stata ricca ma che ha dato tanto, ha dato tutto. Perché è stato fatto? Perché queste ferite così dolorose?
Cara ministra Carrozza
sono un’insegnante di lettere del liceo classico “Dettori” di Cagliari, la scuola dove questa mattina è venuto giù un bel pezzo di soffitto di un’aula piena di studentesse e di studenti, impegnati a far lezione. Come lei sa, per fortuna non sembra ci siano conseguenze gravi, è stato un attimo e il soffitto è venuto giù ma tutte le alunne e gli alunni sono usciti dall’aula in tempo, solo l’insegnante della classe è rimasta ferita, alcuni punti di sutura in testa, ma si spera non sia niente di più. Un bruttissimo spavento.
Ma poteva essere molto di più. Poteva essere un disastro. Poteva essere un omicidio.
Tirato un bel sospiro di sollievo a veder tutte le persone sane, illese e salve, quelle macerie sui banchi assumono un significato simbolico fortissimo: questo è lo stato della nostra scuola. Cade a pezzi, letteralmente. Cade a pezzi perché sono almeno 20 anni che alla scuola pubblica, quella dello Stato, vengono tolte risorse. Sono almeno 20 anni che non si ha cura né della sua sicurezza, né della qualità della sua azione, né della formazione delle cittadine e dei cittadini che noi ci impegniamo ad accompagnare e a indirizzare nel loro percorso di crescita. Sono 20 anni che i governi hanno spogliato la scuola italiana, che non è mai stata ricca ma che ha dato tanto, ha dato tutto. Perché è stato fatto? Perché queste ferite così dolorose?
Quelle macerie parlano di noi. Di noi come comunità il cui declino
viviamo con sofferenza ogni giorno: l’individualismo sfrenato che bada
solo al proprio interesse si è fatto Stato, costruisce le case e le
scuole sui letti di torrenti che una pioggia eccezionale inonda e
uccide, brucia i boschi, violenta le coste, avvelena i mari. Non conosce
empatia, non ama il prossimo, non pratica solidarietà. Non costruisce
futuro, lascia macerie.
Lei è ministra della nostra scuola, a lei è affidato il governo della
formazione delle giovani e dei giovani del nostro paese, a lei è
affidato il compito di governare la costruzione del futuro della nostra
comunità. E’ a scuola che si costruisce questo futuro. E’ a scuola che
si impara a conoscere e a rispettare l’altro, ad apprezzare come valore
la differenza, a vivere in comunità, a sviluppare empatia, a praticare
la solidarietà. E’ a scuola che si diventa cittadine e cittadini della
nostra Repubblica. In quale altro luogo, altrimenti?
Oggi
pomeriggio si è riunito il nostro Consiglio d’Istituto, eravamo tutti
scossi ma determinati a riprendere al più presto il nostro lavoro, in
qualunque condizione sarà possibile farlo. Ma la tragedia che ci ha
sfiorato, impone di alzare un po’ la voce e di chiedere molte più
risorse, molti più soldi, molto più impegno da parte del governo e del
suo ministero. Non solo per noi. Per tutta la scuola italiana.
Non ci deluda.
Silvia Martelli
(lettera pubblicata sul sito del Liceo Dettori di Cagliari il 30 novembre 2013 e dal quotidiano "il manifesto" il 5 dicembre 2013)
Silvia Martelli
(lettera pubblicata sul sito del Liceo Dettori di Cagliari il 30 novembre 2013 e dal quotidiano "il manifesto" il 5 dicembre 2013)
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